LE ECO FIABE VOL. II

Sette favole per sette comportamenti contro la natura.

IL MARE FATATO                                                   PESCA SELVAGGIA

IL GRADASSO INQUINATORE                                 INQUINARE L’ARIA                                     

LE AVVENTURE DI ROD                               NON RISPETTARE GLI ANIMALI

LA RIVINCITA DEI VITELLI MAGRI                      ALLEVAMENTO INTENSIVO

LA GALLINA DELLE UOVA VERE                          ABUSO DI ANTIBIOTICI

L’ORTOLANO SFAVILLANTE                               ABUSO DI FERTILIZZANTI

UNA LUCCIOLA IN GIARDINO                             COLTIVARE CON GLI OGM

IL MARE FATATO

La storia che vi voglio raccontare parla del Mare Fatato.

Non esiste un mare fatato, direte voi, te lo sei inventato.

E invece no.

Quando siete in riva al mare e guardate sotto la superficie dell’acqua potete provare a immaginare le profondità che ci sono al largo; ecco, in quel momento vi state avvicinando al Mare Fatato. Che non è un posto esclusivo e si può trovare in ogni tipo di mare.

Adesso torniamo alla nostra storia, vi parlerò delle indicazioni per trovare il Mare Fatato in un altro momento; per ora vi basti pensare alle profondità del mare come riferimento del luogo di cui sto parlando.

È stata una grande avventura quella che è capitata alla nostra amica Dina la sardina, che viveva nel grande mare assieme a un numerosissimo branco di sue simili.

Il rango della sua casata non è altissimo, pesce azzurro si fa chiamare. Appartenere a questa famiglia bastava alla nostra amica sardina per sentirsi diversa e in qualche modo migliore di tanti altri pesci che abitano il grande mare.

Il casato comprende molte specie diverse, a partire da nonno Tonno e zia Ricciola per continuare con zio Sgombero, la cugina Picealice e il cugino Sardoncino, senza dimenticare babbo e mamma sarda.

Il nome azzurro dato al suo casato deriva dal colore originato dalla lucentezza del riflesso argenteo delle squame, che si può notare in ogni appartenente a questa grande famiglia di pesci.

Dina la sardina viveva felice con il suo branco e spesso andava a trovare i suoi parenti. Ogni volta sentiva racconti fantamagnicifici sul Mare Fatato. Leggende, avventure, ma ciò che la incuriosiva erano soprattutto le notizie sulla pace e la serenità che si narrava regnasse in quel luogo.

A quanto pare il Mare Fatato era ed è un luogo dove c’è abbondanza di cibo e ogni pesce ha tanto spazio dove nuotare e vivere felicemente.

Un giorno, proprio mentre la cugina Picealice stava raccontando di quel luogo magnifico, zia Ricciola s’intromise nel discorso.

  • Un giorno andrò proprio a vivere nel Mare Fatato, lontano dalle sacche bucate e dalle calze plasticate!
  • Di cosa sta parlando?

Sussurra Dina alla cugina Picealice.

  • Ah non so, ogni tanto fa questi svarioni e sogna il Mare Fatato!
  • Tu sai cosa sono le sacche e le calze?
  • Io no, però a quanto pare il mare ne è pieno e succedono tanti incidenti! Per fortuna noi viviamo al centro del branco e certe orribili cose non le vedremo mai!

Un giorno Dina stava nuotando tranquilla quando vicino a lei sentì un rumore di strascico nell’acqua del suo mare.

Il rumore di strascico non esiste, direte voi.

E invece sì. Quando si trascina via l’acqua con una rete da pesca lo strascico si sente eccome!

Dina fece una capriola trasportata dal turbine dell’acqua e in un attimo si trovò all’aria aperta senza possibilità di respirare.

Cosa stava succedendo?

Con gli occhi spalancati Dina vedeva la distesa del mare sotto di lei e nel movimento per cercare di prendere fiato riuscì miracolosamente a scappare da quella sacca che l’aveva strascicata. Prima di tornare con un tuffo nel suo mare, Dina lanciò un’occhiata alla barca dove i pescatori s’affannavano a tirare giù il pesce per distribuirlo nelle cassette.

Senza avere avuto nessuna voglia di vivere un’avventura come quella, in quel momento Dina aveva imparato cosa fossero le sacche bucate di cui aveva sentito parlare anche zia Ricciola!

Quelle reti setacciavano il mare indiscriminatamente senza fare differenza tra i pesci di taglia grande, gli adulti e quelli piccoli.

Il rumore dello strascico, dunque, assumeva un suono ancora più tetro e lugubre dopo quella scoperta!

Durante le settimane seguenti, il passaggio di tante di quelle sacche ridusse il branco di Dina a un numero sempre più basso, fintanto che iniziarono le prime difficoltà nella riproduzione perché erano rimasti solo pesci troppo giovani.

  • Cugina Picealice dobbiamo fare assolutamente qualcosa prima di estinguerci completamente!

Dina sognava il Mare Fatato e voleva mettersi in viaggio per raggiungerlo. Picealice, invece, non credeva che quella potesse essere una soluzione giusta.

  • E poi chi te lo dice che esiste davvero?
  • E credi che restare qui ad aspettare che ci portino via sia meglio?

Naturalmente Picealice non aveva una risposta da dare e non le rimase che assecondare la volontà di sua cugina Dina.

Tra le numerose avventurose che accaddero alle due sardine ci fu anche l’incontro con le calze plasticate. Inizialmente non capirono cosa ci facevano in mare poi, quando andarono a sbattere in un allevamento di cozze, capirono tutto. Restarono un po’ di tempo in compagnia dei pesci che bazzicavano in quella zona e si fecero raccontare qualche storia.

Mentre l’avventura di Dina e Picealice proseguiva, i pescatori cominciarono a fare i conti con la scarsità del pesce da pescare.

La cooperativa si riunì per decidere come fare e qualcuno fra gli uomini disse che bisognava andare più al largo e spostare la loro zona di pesca.

  • Dobbiamo raggiungere le profondità del mare aperto e spingerci ai confini delle nostre acque territoriali. È pericoloso, ma è l’unico modo per trovare il pesce da pescare!

Un anziano pescatore si alzò dalla sua seggiola in fondo alla sala. Era uno di quegli uomini che ancora andava con il suo barchino a trovare il pesce migliore nelle zone migliori. Non usava le reti a strascico e conosceva tutti i segreti del grande mare.

  • Lo sapete che se vi spingerete fino ai confini della nostra zona di pesca verrete risucchiati dai vortici creati dalle profondità marine?

Disse a voce alta cercando d’intimorire i suoi colleghi. Invece Mario, che capitanava una delle barche più grandi di tutta la marineria, ebbe subito la risposta pronta.

  • Sono solo leggende, il mare noi lo conosciamo bene quanto te, che invece non vai al largo da secoli, ormai. Tutti sanno che non esistono i vortici in mare aperto!

L’assemblea stabilì di lasciare liberi i pescatori sulle decisioni da prendere e qualche grossa imbarcazione scelse di tentare l’avventura.

Un giorno, mentre il nostro anziano pescatore passeggiava sul molo dove le barche erano mestamente ormeggiate, s’imbatté in una giovane signora che lo guardò disperata.

  • Non sono ancora tornati, sono via da dieci giorni e non sono ancora tornati!

L’anziano pescatore scosse la testa desolato.

  • Lo sapevano che era rischioso andare al di là del nostro mare. Ora non resta che attendere e sperare che possano riuscire a tornare.

L’avventura non si concluse in breve tempo e ai pescatori non rimase che attendere il ritorno dei compagni e sperare che il mare diventasse nuovamente pescoso.

I nostri due pesciolini intanto proseguivano la loro avventura alla ricerca del Mare Fatato.

E dopo, direte voi, cosa succede?

Dopo viene il tempo del rispetto per il mare, dove pescare non è più una guerra di strascico. Dopo succedono tante avventure di Dina e Picealice, che racconteremo assieme a quelle del Mare Fatato.

Dopo succede che appena fecero ritorno le grandi barche qualcuno iniziò a pescare responsabilmente.

IL GRADASSO INQUINATORE

Gongolone il Puzzolone è del mondo gran padrone

Non è dolce e neanche sano

E s’atteggia a gran villano

Col suo passo da gradasso spazza il cielo a più non posso

E fa scappare l’aria pura

se rifiuta la cattura

Il suo enorme puzzo e olezzo si propaga in ogni fosso

Di sicuro avrai capito

non è certo un grande un mito

Lui è un grosso sporcaccione e diventa uno spaccone

Quando spruzza di volata

Tutta l’aria già inquinata

È invero assai molesto se non anche indisponente

E non giova proprio a niente

maledire la sorgente

Gongolone il Puzzolone era nato già inquinato

Ma un guaio del passato

In gradasso l’ha trasformato

Il gradasso inquinatore nominato Puzzolone

Ha incontrato un dì funesto

L’invasore più molesto

Per maggiore informazione noi cogliamo l’occasione

Di spiegare a chi ci legge, e non conosce le vicende,

Che il soggetto inquinatore è di fumo portatore.

Lui danneggia l’aria pura passeggiando senza cura

E neppure da una mano

per tornare a esser sano

È l’industria, caso strano, a produrre fumo insano

E bisogna ripulire

Senza tanto profferire

Gongolone il Puzzolone ha di certo un gran fardello

E s’appresta con mestizia

A dar aria con giustizia.

È un impegno un po’ speciale per chi vuol disinquinare

Ma è l’unica risposta

Dell’indagine proposta

Ora accorre a spalleggiare un gran vento che è del mare

E l’aiuto è assai gradito

Per risolvere il quesito.

Il finale è poco bello ma conclude il ritornello

Gongolone il Puzzolone

Diverrà il Depuratore.